La relazione, firmata da Mady Delvaux – vicepresidente della commissione giuridica ed eurodeputata socialista – insiste su alcuni pilastri: la creazione di uno status giuridico per i robot, con la prospettiva di classificare gli automi come «persone elettroniche» responsabili delle proprie azioni; una vigilanza continuativa delle conseguenze sul mercato del lavoro e gli investimenti necessari per evitare una crisi occupazionale; un codice etico per gli ingegneri che si occupano della realizzazione di robot e, in prospettiva, il lancio di una Agenzia europea per la robotica e l’intelligenza artificiale che sia «incaricata di fornire le competenze tecniche, etiche e normative necessarie».
Sullo sfondo ci sono le normative o i progetti di normativa già abbozzati da Paesi come Stati Uniti e Cina, oltre alle iniziative dei singoli Paesi Ue che preoccupano Bruxelles: la costituzione di un unico impianto regolatorio serve proprio a far sì che «l’Unione e i suoi Stati membri mantengano il controllo sulle norme regolamentari da impostare e non siano costretti ad adottare e subire norme stabilite da altri».
Assicurazione obbligatoria e status giuridico per le macchine. Il primo nodo che i deputati chiedono di sciogliere è quello dell’inquadramento giuridico delle macchine intelligenti, con una particolare attenzione al mondo dei trasporti. Il presupposto è che, nell’epoca delle auto che si guidano da sole e dalle macchine capaci di decidere in autonomia, i danni causati dai robot non possono più ridursi a incidenti «tecnici». Sul breve periodo, i deputati chiedono tre tutele: l’istituzione di un regime assicuratorio obbligatorio, dove si imponga a produttori e proprietari di robot di sottoscrivere una copertura per i danni provocati dai propri robot; la creazione di un fondo di risarcimento per la riparazione dei danni stessi; l’immatricolazione dei robot, con l’iscrizione in un registro specifico dell’Unione. Sul lungo periodo, si torna a parlare del riconoscimento dello status giuridico dei robot: i robot autonomi più sofisticati devono essere considerati «persone elettroniche responsabili di risarcire qualsiasi danno da loro causato, nonché eventualmente il riconoscimento della personalità elettronica dei robot che prendono decisioni autonome o che interagiscono in modo indipendente con terzi». L’obiettivo è di definire con maggior chiarezza le responsabilità delle macchine e di chi le ha progettate, in sede civile e penale.
Come cambia il mercato del lavoro. Il secondo fronte più caldo è il mercato del lavoro. In positivo e in negativo: se la Commissione stima 825mila posti di lavoro vacanti nella «economia robotica» entro il 2020, c’è chi ribadisce – come il World economic forum (Wef) – che l’automazione rischia di cancellare intere categorie lavorative e provocare milioni di esuberi. Da qui la richiesta dei deputati di una vigilanza continuativa della Commissione, con l’analisi dei «diversi scenari possibili e le relative conseguenze sulla sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale degli Stati membri». Tra le proposte c’è l’istituzione di «un sostegno concreto per lo sviluppo delle competenze digitali in tutte le fasce di età e a prescindere dalla posizione lavorativa». Insomma, la formazione e l’aggiornamento delle professionalità per rispondere alla domanda di mansioni sempre più slegate delle attività di routine e a maggior rischio automatizzazione. Con incentivi ad hoc per Pmi e startup che spingono sulle nuove occupazioni nel settore: a quanto si legge nel testo provvisorio della risoluzione, i deputati chiedono «sostegno alle piccole e medie imprese e delle startup nel settore della robotica che creano nuovi segmenti di mercato nel settore o che si avvalgono di robot». Niente da fare per le ipotesi di sussidi per i lavoratori rimpiazzati dall’automazione e di una tassa sulla produzione dei robot, bocciate da destra e liberali: «Mi rammarico che la coalizione di destra formata da Alde, Ppe e Ecr (i gruppi che rappresentano liberali e democratici, popolari e conservatori e riformisti, ndr) si sia rifiutata di prendere in considerazione le possibili conseguenze negative sul mercato del lavoro – ha detto la relatrice Delvaux – La coalizione ha quindi rifiutato un dibattito aperto e lungimirante, ignorando le preoccupazioni dei nostri cittadini»
Una carta etica per gli ingegneri. Sul fronte dei diritti-doveri, la risoluzione propone una «Carta robotica» sotto forma di un codice deontologico per gli ingegneri robotici, un codice per i comitati etici di ricerca e specifiche licenze per i progettisti, con vincoli come la garanzia di sicurezza per gli utenti e funzionalità di “privacy by design”: la tutela della privacy fin dalla progettazione del robot, in maniera tale che le informazioni private siano sempre protette e gestite dall’utente (e non dal robot o figure terze). Gli eventuali paletti potrebbero essere fissati da una «agenzia europea per la robotica e l’intelligenza artificiale»: la proposta dei deputati è istituire un organismo, dotato di bilancio autonomo, per monitorare gli sviluppi del settore, suggerire aggiornamenti normativi, definire e affrontare questioni di tutela per i consumatori.